Al summit di primavera del Fondo monetario internazionale (un residuato post bellico, ma pur sempre l’unica istituzione economica sovranazionale dotata di un reale potere di intervento) l’Italia era rappresentata dal ministro dell’Economia Piercarlo Padoan e dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.
Vederli seduti, uno di fianco all’altro, in un contesto così rilevante faceva un po’ impressione: un ministro privo di potere che ormai rappresenta solo sé stesso, un governatore sfiduciato, e proprio per questo riconfermato nella carica. Paradossi dell’Italia.
Ad accomunarli, tante pessime performance, come la gestione delle crisi bancarie del 2017, che, nonostante le comunicazioni formali del ministro Padoan al Parlamento, sono costate ai contribuenti almeno 11 miliardi di maggior debito. Ma non solo. I due sono accomunati anche da una certa consuetudine alla disinformazione dell’opinione pubblica.
Il governatore della Banca d’Italia intervistato dal telegiornale della sera in occasione del summit, dopo aver segnalato che il debito pubblico è il principale problema della nostra economia (il che è vero), ha chiosato affermando che il debito si è formato negli anni 70 e 80, chiamando così fuori le responsabilità di qualche decennio di gestione dell’economia italiana.