Bcc, Banche popolari e il nuovo governo | 16 Giugno 2018

Bcc, Banche popolari e il nuovo governo | 16 Giugno 2018

L’annuncio di procedere alla revisione della riforma delle Banche di credito cooperativo (Bcc) e delle Banche popolari fatto da Giuseppe Conte nel suo discorso programmatico lascia molto perplessi per la sua vaghezza e le sue conseguenze.

In base alle riforme già approvate e in corso di implementazione, le banche popolari più grandi si devono trasformare in Spa, con conseguente superamento del voto «capitario» (un voto cada socio a prescindere dal numero di azioni detenute); le Bcc devono riunirsi sotto l’ombrello di alcune holding (partecipate dalle medesime Bcc), in modo da assumere una dimensione e una patrimonializzazione adeguate al nuovo contesto, passando di conseguenza sotto la vigilanza della Bce. I due processi appaiono allo stato irreversibili, ma soprattutto indispensabili.

Quasi tutte le Popolari interessate alla riforma si sono già trasformate in Spa; rimangono fuori solo Sondrio e Bari, quest’ultima non esattamente un modello, considerando le difficoltà che i piccoli soci sperimentano da tempo nel monetizzare le azioni vendute agli sportelli della medesima banca.
Le Bcc (sono circa 280) si stanno aggregando in tre holding che dovranno essere capitalizzate per oltre 2,5 miliardi per soddisfare i requisiti patrimoniali richiesti e continuare a erogare credito: senza holding e nuovo capitale non ci sarà più credito.

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